La cultura militare dei cinesi è principalmente conosciuta dal grande pubblico attraverso il Sunzi, opera tradotta in francese nel xviii sec. da Joseph Amiot. Tuttavia, al momento della presentazione del Sunzi, Amiot si preoccupa di collocare questa opera nel contesto più ampio del confucianesimo imperiale. Dunque, bisogna ricollocare il Sunzi nel quadro dei dibattiti tra le scuole confuciane e taoiste. Da questo punto di vista, un’attenta lettura degli Entretiens, del Mencius, del Daodejing (e del Sunzi) mette in evidenza un punto che accomuna queste scuole: nel mondo cinese antico, l’ideale è vincere la guerra senza doverla combattere. Così per Confucio e i suoi discepoli, solo un governo secondo i principi d’umanità e benevolenza (ren 仁) potrà soddisfare i bisogni di pace e d’unità dell’insieme della società cinese. Questa prospettiva entra in risonanza con quella propria alla tradizione cattolica, così come interpretata dal magistero del xx sec. Le due tradizioni confuciana e cattolica rifiutano in effetti le giustificazioni a priori dell’uso della violenza, se non contro i tiranni, e tendono a supportare le strutture internazionali.